GLI ULTIMI GIORNI DI POMPEI (Italia, 1908)
Regia Arturo Ambrosio, Luigi Maggi
Soggetto Edward Bulwer-Lytton (romanzo)
Sceneggiatura Roberto Omegna
Casa di produzione Ambrosio Film
Fotografia Roberto Omegna, Giovanni Vitrotti
Interpreti e personaggi
Lydia De Roberti: Nidia
Luigi Maggi: Arbace
Umberto Mozzato: Glauco
Ernesto Vaser: il padrone di Nidia
Mirra Principi
Cesare Gani Carini
Prima trasposizione cinematografica del romanzo Gli ultimi giorni di Pompei (1834) di Edward Bulwer-Lytton, fu il primo film storico-epico del cinema italiano. Il film, ambientato nel 79 d.C., ripercorre una serie di vicende amorose e drammatiche vissute dai protagonisti Nidia, Arbace e Glauco sotto lo sfondo di una Pompei fiorente ma messa gravemente in pericolo dall'eruzione del Vesuvio
NOTE
L’attore Cesare Gani-Carini interpretò Apoecide in due edizioni de Gli ultimi giorni di Pompei: quella del 1908 diretta da Luigi Maggi e quella del 1913 diretta da Eleuterio Rodolfi, entrambe prodotte dalla Società Anonima Ambrosio.
Un modello scenografico tridimensionale rappresentante l’ingresso di una casa pompeiana e alcune colonne sono conservate presso il Museo Nazionale del Cinema di Torino.
Il film fu distribuito in Austria, Danimarca, Francia, Germania, Gran Bretagna, Olanda, Spagna e negli Stati Uniti, con enorme successo di pubblico; la versione austriaca, francese e tedesca era lunga 380 metri; la versione inglese era lunga 1250 feet.
Proiettato in Olanda nella sala Parisien di Rotterdam, ottenne un notevole successo e venne sfruttato a lungo.
«Comunque, ancora nella sua fase iniziale, l’Italia produsse un capolavoro, che tre anni dopo, malgrado la rapida evoluzione registrata nel tempo intercorso, risultava ancora una delle migliori opere cinematografiche. Mi riferisco a Gli ultimi giorni di Pompei, che, fin dal momento della sua presentazione, rivoluzionò il mercato per il suo senso artistico, la sua messinscenza [sic] accurata, l’efficacia dei suoi trucchi, la ampiezza della concezione e della esecuzione, nonché per la eccezionale qualità della fotografia. Il film era senza pari, e classificò la casa Ambrosio tra le migliori ditte. I film realizzati posteriormente furono senz’altro inferiori, benché bene spesso ancora di prim’ordine» (V. Jasset, “Ciné-Journal” n. 166, 28.10.1911 e n. 167, 4.11.1911, citato in V. Martinelli, a cura, Cinema italiano in Europa 1907-1929, Associazione italiana per le ricerche di storia del cinema, Roma, 1992).