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COMPAGNIA DELLA CANZONE POPOLARE ROMANESCA
SARTARELLO ROMANO (Maurizio Giuliani)
MAURIZIO GIULIANI - Mandolino
UGO CABASSI - Chitarra
LUCA MEREU - Mandola
BRUNO ZOIA - Contrabbasso
Il Saltarello della Campagna Romana
Storia della danza tipica di Roma e della campagna romana
Il saltarello è un'ampia famiglia di balli tradizionali di alcune regioni dell'Italia centrale (Abruzzo, Lazio, Marche, Umbria e Molise). Solo poche aree però conservano oggi una tradizione viva ed autentica del ballo. Dagli anni '50 l'emigrazione, l'arrivo di nuove mode di ballo e il mutamento generale dei modelli di vita hanno rarefatto la pratica del vecchio saltarello.
La maggior parte dei repertori consiste in balli di coppia (non necessariamente uomo-donna), ma esistono forme più rare a quattro persone, in cerchio e processionali. Sul piano della struttura coreografica si ritrovano forme antiche mono-strutturate, ma il modello più ricorrente è quello a struttura bipartita o tripartita.
Un discorso a parte merita un particolare tipo di danza tradizionale in forma di contraddanza detta anche saltarello ed attestata sul versante adriatico di alcune regioni (Emilia e Romagna, Marche, Toscana e Veneto). Nonostante il nome, sembra piuttosto appartenere alla famiglia delle gighe dell'Italia centro-settentrionale, poiché si balla in sei (3+3) a schiere contrapposte.
Fino al secolo scorso era accompagnato dalla cornamusa e dal tamburello, oggi per lo più dalla fisarmonica ma il carattere ed il ritmo sono rimasti tuttora immutati in tutta la campagna romana.
«La saltatio era un genere autoctono di ballo dei latini, di gran lunga il ballo più diffuso sin dai primi secoli di Roma, [...] tanto che ben presto nella lingua latina saltationes e saltare hanno ampliato il loro campo semantico sino a significare in genere "balli" e "ballare". Mentre le choreae erano danze di gruppo ,di struttura circolare dall'andamento più grave e cadenzato, eseguite al suono di cantilene che gli stessi danzatori cantavano durante il ballo, le saltationes sembrano essere state fino a tutto l'alto medioevo delle danze di carattere più vivace, eseguite con varie combinazioni di ballerini e con elementi di evidente espressività erotica, tanto che non pochi interventi della chiesa in epoca tardo-imperiale e medievale hanno cercato di contenere l'uso delle saltationes durante le feste e durante gli stessi rituali liturgici. Saltarello sembrerebbe dunque derivare etimologicamente dalla saltatio latina, ma la scarsità di fonti scritte e figurative certe non ci permette una ricostruzione storico-morfologica del ballo e del suo uso popolare dalla latinità ai nostri giorni.
Nel XIV sec. troviamo già una trascrizione musicale di saltarello (depositata al British Museum di Londra). Infatti un enigma storico ancora da chiarire sta proprio nel fatto che la maggior parte delle citazioni parlano di una danza aristocratica, divenuta persino modello-componente con cui si strutturano molte danze rinascimentali. Nel 1465 il Cornazano lo indica come "balo da villa" molto frequente fra gli italiani. Tra il XIV e il XVII sec. il saltarello è uno dei quattro modi basilari della danza di corte italiana (bassadanza, saltarello, quaternaria, piva): gli ambienti aristocratici erano soliti ispirarsi ai balli popolari, per effettuare poi trasposizioni in stile aulico di musiche e coreografie. Tra il XVII e il XVIII compare nelle fonti documentarie anche il saltarello popolare nell'Italia centrale e settentrionale. Nel XVIII e XIX sec. si è sviluppata per mano di numerosi artisti italiani e stranieri una ricca iconografia con scene di saltarello.
Nel XVIII e XIX sec. si è sviluppata per mano di numerosi artisti italiani e stranieri una ricca iconografia con scene di saltarello, osservate da viaggiatori e artisti, la cui descrizione tende però a dare più l'interpretazione del ballo secondo l'artista, che i modi obiettivi ed affidabili del ballare secondo tradizione.