Stefano Rosso -- Canzone per un anno.
Video in collaborazione con la mia amica Anna. Stefano Rosso cantautore e chitarrista (Roma, 7 dicembre 1948 - 15 settembre 2008). Testo:
Gennaio bianco e forte intanto s'affacciava,
con gli orologi e lo spumante in mano.
Coi botti che fischiavano da qualche settimana,
mia figlia che aspettava la befana.
Passa l'epifania, diventa storia vecchia,
qualcuno già si maschera e si specchia.
E c'è chi non si trucca, perché ha la faccia bella,
e per la strada incontri Pulcinella.
E i vecchi che si litigano il sole,
che si concede a spicchi e all'improvviso,
in fila col cervello alla pensione,
a volte puoi strappargli anche un sorriso...
Passato per le cliniche di medici burloni,
che ancora grandi giocano ai dottori.
Fa primavera al mare, col vento e gli acquazzoni,
si chiama marzo e stuzzica gli amori.
Lo vedi da lontano, frizzante e ballerino,
con la maglietta corta e un fiore in mano.
Coi prati che si riempiono, copiati dai pittori,
evviva aprile, figlio dei colori.
E i vecchi che si invecchiano a tresette,
di vino falso e di rassegnazioni.
Mani tremanti messe ormai alle strette,
e un giorno ci ammazzavano i leoni ...
Maggio con la madonna, e le ferie anticipate
da chi sente nell'aria un po' d'estate.
Dall'altra parte nevica come ieri mattina,
coprendo i morti e un'isola argentina.
Si provano i costumi, specchiandosi di lato.
Qualcuno è rosso e al mare già c'è stato.
A giugno, sulla spiaggia, inseguo un aquilone,
e inseguo i versi giusti a una canzone.
E i vecchi che diventano un problema:
quest'altro mese dove li mandiamo?
Ma è delicato, non sai cosa dirgli,
e un giorno siamo stati i loro figli ...
Son piene ormai le spiagge, da Rimini a Tropea,
e pure dove un giorno sbarcò Enea.
Son piene di turisti, di donne e di bambini,
evviva luglio, il mese dei bagnini.
S'affaccia all'orizzonte la prima nube strana,
è agosto già da qualche settimana.
Si scambiano il telefono dio degli innamorati,
le ragazzine e i prossimi soldati.
E i vecchi che ci guardano finire
le ferie al mare, ai monti o alla collina.
Ci guardano e a me sembra voglian dire:
"per noi è finita tanto tempo prima"...
E' il tempo delle vergini, confuse e sfortunate,
dell'ultime magnifiche giornate.
E' tempo di tornare a fabbricare soldi,
a vivere di nuovo di ricordi.
Settembre è andato e lascia tini ricolmi d'uva,
poeti nuovi e nuove facce a scuola.
Vorrei tornare a vivere la puzza di quegli anni,
purtroppo capita una volta sola.
E i vecchi che non trovano parole,
e lasciano i discorsi all'imbrunire.
Fanno ritorno a casa se Dio vuole,
eppure chissà quanto hanno da dire ...
Si portano montagne di fiori e di lumini,
la gente si ricorda che si muore.
Fra i camposanti e l'anima, al lume di cerini,
due lacrime sputate con il cuore.
Natale ormai è alle porte, si cerca chi invitare,
per il cenone e per poter brindare,
con lo stipendio doppio volato in allegria,
che insieme all'anno vecchio è andato via.
E i vecchi che ci guardano incantati,
ché sanno che è soltanto tutto un gioco.
La guerra, i soldi e tutti i suoi soldati
che in fondo dura tanto, tanto poco ...
E i vecchi che ci guardano stupiti,
come per dire "l'ho già fatto io"...
E quando i giorni belli son finiti,
di nuovo tutti, tutti in braccio a Dio ...
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